Il Monte Kenya, con le sue imponenti pareti rocciose e paesaggi mozzafiato, rappresenta una delle mete più ambite del continente africano. È proprio qui che Max Coda, ambassador di Great Escapes e Andre Lanfri, hanno deciso di realizzare un loro sogno: aprire una nuova via. In un’intervista esclusiva, Max ci racconta l’avventura, la sfida e le emozioni che hanno accompagnato questa incredibile impresa.
L'idea di una nuova via
L’idea di aprire una nuova via sul Monte Kenya è nata, come racconta Max, da una delle molte conversazioni con il suo compagno di cordata, Andrea. "Abbiamo fantasticato in più di un’occasione sull'aprire una via in montagna," spiega Max. Il tutto è diventato realtà quando Andrea gli ha proposto di esplorare il Monte Kenya. Entrambi avevano già "assaggiato" la roccia di quella montagna due anni prima, e per Max l'idea di Andrea di tornare su quelle pareti lo ha subito entusiasmato.
Preparazione fisica e mentale
Un'impresa di questo calibro richiede una preparazione rigorosa. Max ha seguito un intenso piano di allenamento: "Ho dedicato tutti i fine settimana liberi a lunghe camminate in montagna, cercando di salire il più possibile in quota e allenandomi con lo zaino carico per simulare le condizioni reali." In parallelo, ha integrato con allenamenti in palestra per migliorare la resistenza, essenziale quando si passa la maggior parte del tempo sopra i 4.800 metri. L'altitudine e il trekking impegnativo rappresentano sfide a cui solo una preparazione accurata può far fronte.
La scelta
La pianificazione è stata una fase cruciale. Grazie alle vecchie foto e alle mappe aggiornate, Max e Andrea hanno individuato uno sperone roccioso alla destra della via normale del Nelion. Tuttavia, una volta raggiunta la base della parete, si sono resi conto della pericolosità della zona: "C'erano massi enormi, appoggiati al nulla, pronti a crollare verso il basso." Così, i due scalatori hanno saggiamente deciso di spostarsi verso il versante est, dove hanno trovato una nuova linea di salita.
Il percorso scelto si trovava a circa 300 metri dalla via normale e prevedeva tre tiri di corda da 25-30 metri, scalati con protezioni veloci come friends e nuts. La difficoltà della parete non superava il grado III+, permettendo così di progredire in sicurezza fino a congiungersi alla cresta e proseguire in conserva protetta. “Qui però l’amara decisione di non tentare la vetta” ci racconta Max “il meteo preannunciava pioggia e neve nelle prime ore del pomeriggio così abbiamo deciso di rientrare“.
Le sfide incontrate e le emozioni
Ogni impresa in montagna comporta momenti difficili, e per Max la sfida è stata aggravata da uno stato febbrile che lo ha accompagnato per quasi tutta la spedizione. Le notti insonni e il mal di testa costante hanno messo alla prova la sua resistenza, ma nulla ha potuto fermare la sua determinazione. "Fortunatamente, avevamo con noi mezza farmacia," scherza Max, sottolineando quanto la preparazione sia fondamentale in simili situazioni.
Nonostante le difficoltà, le emozioni provate lungo il percorso hanno superato ogni ostacolo. "L'emozione di essere i primi a toccare quelle rocce è indescrivibile," racconta Max. Ogni movimento era un'esperienza nuova, un viaggio nell'ignoto che richiedeva attenzione e precisione: "Ogni singolo movimento è un viaggio, tasti le prese, cerchi le fessure migliori dove posizionare le protezioni, controlli non una ma due volte dove metti i piedi, o almeno uno " scherza ancora.
Uno dei momenti più significativi è stato quando hanno inciso il nome della via appena aperta sulla roccia: "1LEG42", che tradotto in italiano sarebbe “una gamba in due” una combinazione scherzosa che simboleggia il legame speciale tra Max e Andrea. Questo momento ha coronato la loro impresa, rappresentando non solo il completamento della scalata, ma anche un segno indelebile della loro avventura.
Un nuovo approccio alla montagna
Per Max, questa spedizione rappresenta un nuovo capitolo nella sua carriera di alpinista. "Oggi affronto questo sport con una visione diversa," riflette. Dopo aver superato ostacoli personali e fisici, la montagna ha acquisito un nuovo significato per lui. "Ho dei limiti oggettivi che mi rallentano, ma guardo comunque al lato positivo della cosa, mi godo di più il panorama," afferma sorridendo, ricordando le parole di un amico: "La fatica passa, ma la soddisfazione è per sempre."
Determinazione e passione
L’impresa di Max Coda sul Monte Kenya non è solo una testimonianza di determinazione e passione. Grazie alla sua tenacia e alla sua preparazione, Max ha dimostrato che non esistono limiti che non possano essere superati, soprattutto quando si tratta di inseguire i propri sogni. Per chi ama l'avventura in montagna, Great Escapes offre l'abbigliamento tecnico perfetto per affrontare anche le sfide più impegnative, perché, come insegna Max, la fatica passa, ma la soddisfazione è per sempre.
Foto credits @ilariacariellophotography